Francesco Bissolotti, padre e maestro


di Marco Vinicio Bissolotti

Cremona, gennaio 2024



Presentare l’opera artistisca e lavorativa del proprio padre,
a cinque anni dalla sua scomparsa, risulta sempre molto arduo e complicato, restare freddi ed obiettivi nel raccontarne le vicende senza farsi condizionare dall’emozione e dai ricordi, è difficile se non quasi impossibile e scivolare su giudizi di parte o su qualche forma di agiografia, credo sia profondamente umano. Cercherò di tracciarne un ricordo il più obiettivo e onesto possibile, senza farmi corrompere dall’affetto e dall’ammirazione che io e i miei fratelli abbiamo sempre avuto nei suoi confronti. Affetto e ammirazione che non sono mai venuti meno anche nei momenti di più aspro conflitto all’interno della nostra famiglia. La liuteria è stata il collante che ci ha tenuto sempre uniti e solidali, permettendoci di superare i momenti più difficili e complicati della nostra vita. Nostro padre ha sempre detto di aver avuto la fortuna e il privilegio di lavorare con i propri figli e noi quello di lavorare con lui. Questa esperienza umana e professionale durata più di quarant’anni ci ha plasmato tutti nel carattere e nella personalità, rendendoci persone migliori.

La sua presenza all’interno della bottega era tranquillizzante e come un faro ci guidava sulla giusta rotta, egli era una garanzia e un insostituibile punto di riferimento professionale. La sua capacità di risolvere, grazie alla sua immensa esperienza, tutti i problemi lavorativi era impressionante e non c’era difficoltà per cui non trovasse una buona soluzione. Davanti a situazioni che obiettivamente sembravano irrisolvibili aveva un’alternativa e una strategia lavorativa sempre efficace e mai posticcia. Da questo punto di vista il suo pensiero era di tipo divergente e conseguentemente molto creativo. Il suo approccio lavorativo non era rigido ma fluido e originale, mai banale. Le sue soluzioni erano spesso sorprendentemente innovative nella loro semplicità ed erano governate, all’interno di schemi conosciuti, in modo da sviluppare una ristrutturazione del pensiero. Questo processo mentale lo portava ad elaborare nuove strategie e modalità di risoluzione dei problemi in modo efficace. Nuove idee e soluzioni sono spesso composte da principi antichi, già noti, ed è solo con un approfondito studio del passato che si possono avere buone intuizioni creando percorsi alternativi. Lo studio delle precedenti esperienze è sempre stato uno dei cardini della sua ricerca protesa verso una reinterpretazione corretta del lavoro dei classici cremonesi e tendente a rinnovare la sua cifra lavorativa senza mai sconfinare in banali superficialità o scorciatoie che, a suo dire, non sono mai utili ma spesso penalizzanti.

Uno dei suoi motti era:
“la prima regola della bottega Bissolotti è quella di arrangiarsi”. Questo invito non era da considerarsi come un segnale di abbandono da parte sua nei nostri confronti, bensì come uno stimolo positivo ad impegnarci per trovare una soluzione alternativa, spronandoci intellettualmente. La sua lezione di vita e di lavoro era quella di non arrendersi e di perseguire l’ardire di conoscere ed osare.

Francesco Bissolotti era un uomo dotato di grande ironia, salace e graffiante nelle sue battute, alcune volte dirette e pungenti ma mai offensive, libero e intollerante verso qualsiasi tipo di autorità prevaricatrice. La sua mancanza di sudditanza verso forme autoritarie e dirigistiche è stata nel corso degli anni fonte di difficoltà ed amarezze, ma esse non hanno mai minimamente scalfito la risolutezza e l’originalità del suo pensiero. In lui era sempre vivo l’interesse per tutto il mondo naturale, amava la bellezza e le armonie delle forme e in tutto ciò che era abituale e ordinario vi trovava lo straordinario. Non esistevano legni a cui non potesse dare un senso o una potenzialità lavorativa, anche per quelli più poveri e meno conosciuti sapeva trovare una loro possibile utilizzazione. Tutto questo si è sempre riverberato nel suo lavoro di liutaio dove l’impiego di inusuali essenze legnose, di modelli desueti poco frequentati da altri colleghi o di opinioni fuori dal coro, gli hanno permesso, nonostante le critiche, di esprimersi al meglio.

Come liutaio ha esplorato tutte le problematiche inerenti alla sua professione, come la ricerca di nuove sonorità, lo studio delle vernici o il costante percorso lavorativo verso un miglioramento personale e professionale. Era molto legato alla liuteria classica cremonese e al suo peculiare metodo costruttivo dedicando anima e corpo alla sua divulgazione e valorizzazione con un grande dispendio di energie, sia mentali che economiche. Non ha mai rifiutato di esplorare altre tipologie di liuteria, come quella bresciana classica, che si rifà ai modelli salodiani o quella dei liutai mantovani, con una spiccata predilezione per il lavoro del liutaio Camillo de Camilli. Egli è stato uno dei più importanti liutai della seconda metà del secolo scorso e, oltre alla costruzione, si è dedicato con passione alla didattica formando moltissimi allievi.

L’ultima volta che l’ho visto nel nostro laboratorio era poco prima del Natale del 2018 e, nonostante fosse già da qualche tempo sofferente, stava impostando l’incastro del suo ultimo violino e mi disse di riscaldargli la colla, intanto che ricontrollava le misure. Terminato l’incollaggio si sedette in poltrona e mi parlò del malessere che lo perseguitava e del suo futuro sempre più incerto. La sua scomparsa ha privato noi figli di un grande affetto e di una guida sicura e, nello stesso tempo, la liuteria mondiale è ora un po’ più povera.

Questo breve ricordo vuole essere un giusto tributo alla sua opera, l’opera di un vero e onesto artigiano che mai ha tradito il suo impegno lavorativo.



Nelle foto, dall'alto:
► Il maestro liutaio Francesco Bissolotti  Foto © 2017 Archivio Bissolotti, Cremona
► Il maestro liutaio Francesco Bissolotti (al centro) e (da sinistra) i figli liutai Vincenzo, Tiziano, Marco Vinicio e Maurizio
Foto © 1981 Archivio Bissolotti, Cremona