Nelle foto: Copertina della rivista «Amadeus», ottobre 2022, e Viola tenore di Simone Fernando Sacconi. New York, 1934


La lezione attuale

di Simone Fernando Sacconi


di Claudio Rampini

Da: «Amadeus / Il mensile della grande musica»
Milano, ottobre 2022


Pensando alla figura del liutaio Simone Fernando Sacconi non si può fare a meno di rimanere stupiti di fronte al fatto che egli abbia studiato, riparato, manutenuto un numero incalcolabile di strumenti ad arco di tutte le epoche, acquisendo un patrimonio di conoscenza talmente vasto da risultare un’autorità universalmente riconosciuta ancora oggi di riferimento per liutai, restauratori e musicisti. Possiamo quindi affermare con una certa sicurezza che l’opera di Sacconi non solo è ancora attuale, ma che deve essere ancora ben studiata e compresa.


Sacconi amava tutti gli strumenti ad arco, il suo oggetto preferito di studio era Antonio Stradivari, che attraverso i suoi leggendari strumenti lo poneva in un costante dialogo con il grande liutaio cremonese, fino a poterne percepire gli umori più sottili. Ma non solo Stradivari, anche gli Amati e gli altri grandi liutai della classicità cremonese; ad esempio, riferendosi a Giuseppe Bartolomeo Guarneri detto “del Gesù” il suo tono diveniva quasi di rimprovero: “Perché lavoravi in modo così frettoloso e trascurato, non vedevi che spesso i tuoi violini recano bruciature sulle fasce?”

Questo a Sacconi non andava giù perché a un liutaio leggendario come Guarneri del Gesù, che per lo stile delle sue forme e per il suono dei suoi violini certo non si può dire che fosse secondo a Stradivari, sarebbe bastato così poco per un lavoro vicino alla perfezione. Questa è la lezione ancora oggi grande ed attuale di Sacconi: il punto di contatto con l’oggetto che si studia e si ama.


Questo amore Sacconi ha saputo trasferirlo ai suoi prediletti allievi cremonesi Francesco Bissolotti e Wanna Zambelli. Questi due allora giovani liutai erano particolarmente cari a Sacconi non solo per il talento che dimostravano, ma perché a differenza di lui, che fu uno dei più grandi restauratori di strumenti antichi che la storia della liuteria ricordi, essi si erano dedicati esclusivamente alla costruzione di nuovi strumenti, ricreando così una linea ideale tra mondo classico e  mondo moderno, ponendo fine all’alone di leggenda che per troppo tempo ha caratterizzato la classicità cremonese degli strumenti ad arco.


Può sembrare banale, ma pensare che ogni liutaio che esista al mondo sia dedito solo alla costruzione di strumenti nuovi è un grosso errore, perché la creazione di uno strumento non richiede solo talento, ma anche maturità, e non tutti sono in grado di pagare questo prezzo altissimo all’arte, e magari di vedere solo in tarda età i propri strumenti accettati senza condizioni dai musicisti.


Questa è un’altra importante ed attuale lezione di Sacconi: la liuteria è ricerca e disciplina. Non si deve pensare che nella tradizione italiana moderna non si sia più stati capaci di costruire buoni strumenti, tutt’altro, ma “quella” tradizione, in particolare quella stradivariana, si è interrotta verso la metà del 1700, e ben sappiamo che sugli strumenti della classicità cremonese è stato scritto gran parte del repertorio classico della musica occidentale. Ancora oggi un violino di Stradivari, o di Guarneri del Gesù, è in grado di evocare emozioni profonde su ogni tipo di auditorio, foss’anche non dotato di una qualità d’ascolto così attenta ed esigente.

Questo deve far riflettere: non tutto quel che si dice attorno a Stradivari è mito e leggenda, perché se il suono colpisce in modo così intimo, ciò è sicuramente da attribuire al talento di un grande musicista, ma non bisogna trascurare lo strumento con cui egli si esprime. Quegli strumenti con cui fare musica Sacconi li ha conosciuti in gran parte, ne ha compreso ogni segreto, e attraverso un’opera lunga e paziente di condivisione ci ha permesso di ricreare una magia di infiniti colori del suono.

Questa è la figura di liutaio che emerge dall’insegnamento di Sacconi: un orecchio bene esercitato da lunghe frequentazioni delle sale da concerto, una conoscenza profonda della storia dell’arte italiana, il non dare mai niente per scontato: ogni violino è storia a sé, un violino non si produce ma si “crea”, un buon violino è capace di fare arrivare lontano la propria voce non solo urlando, ma anche e soprattutto sussurrando.

Testo e foto della viola tenore Sacconi 1934: © Claudio Rampini