Alla fine degli anni ’50 del 1900 Sacconi iniziò i suoi numerosi “pellegrinaggi” a Cremona, portando con sé il suo sterminato e prezioso patrimonio di conoscenze, perché Stradivari e l’ambiente in cui era vissuto lui voleva conoscerlo da vicino, nella certezza che un’arte pure abbandonata come quella della liuteria classica lasci comunque qualche traccia dietro di sé. Ed ebbe a stupirsi nel constatare che gli attrezzi originali della bottega stradivariana, donati alla città di Cremona dal suo maestro Giuseppe Fiorini, giacessero abbandonati a prendere polvere in un museo.
Ma i cremonesi non hanno colpe poiché la storia dell’arte è caratterizzata da abbandoni e riscoperte; così come la musica di Bach e di Vivaldi è stata riscoperta secoli dopo la scomparsa dei loro autori, anche gli attrezzi e le forme originali degli strumenti di Stradivari hanno avuto bisogno di qualcuno che li riscoprisse e ne comprendesse l’importanza.
A Sacconi fu concessa la cittadinanza onoraria dal Comune di Cremona per i suoi straordinari meriti liutari e culturali; il romano Sacconi, americano adottivo ed onorato cittadino cremonese, nei fatti può essere considerato un cosmopolita, un uomo che ha attraversato culture diverse senza mai subirle e capace di coglierne sempre il lato migliore.
Assieme ai suoi allievi prediletti Francesco Bissolotti e Wanna Zambelli, Sacconi ha vissuto a Cremona uno dei periodi più creativi della sua vita, e non è una coincidenza che anche grazie a lui il leggendario violino di Antonio Stradivari, oggi conosciuto come il «Cremonese 1715», sia stato il primo strumento classico a fare ritorno in città dopo più di 200 anni di assenza. Una città che ritrova la sua memoria.
Il testamento spirituale di Sacconi è il suo libro «I 'segreti' di Stradivari”», un’opera in cui egli ha trasferito il patrimonio immenso della sua conoscenza, ancora oggi considerato un testo di riferimento per chiunque si interessi di strumenti, di musica e di liuteria, che fornisce infiniti spunti di ricerca e che ha segnato di fatto il confine tra una liuteria del “sentito dire” e quella del “io ho visto e toccato”.
Il 50° anniversario della morte di Sacconi, che cadrà il prossimo anno 2023, non rappresenta solo l’occasione di rievocare la figura di questo grande liutaio, ma anche di parlare e di confrontarsi sul suo libro, sui suoi insegnamenti, sui suoi metodi. Non solo, avremo modo anche di ascoltare alcuni dei meravigliosi strumenti di Sacconi attraverso la grande maestria dell’ensemble inglese «Sacconi Quartet» che, il 25 giugno 2023, sarà protagonista di un attesissimo concerto nello splendido Auditorium «Giovanni Arvedi» del Museo del Violino di Cremona. Sarà Sacconi stesso che tornerà a parlarci attraverso i suoi strumenti offrendoci una opportunità unica di crescita artistica.
Nella foto:
Violoncello di Simone Fernando Sacconi. Roma, 1927. Lo strumento è conservato nel prestigioso Museo degli Strumenti Musicali dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Roma. Testo e foto: © Claudio Rampini, 2022