Il Maestro Sacconi
nella testimonianza del violista
Piero Farulli


Fiesole, 7 giugno 1985
Link: Piero Farulli


La vita estremamente serrata di un quartetto (ed io sono stato per trentadue anni violista del Quartetto Italiano), specialmente nelle lunghe tournées americane, significava, come ben si può immaginare, essere a completo servizio, incalzati dallo studio, dal lavoro, dai viaggi, dai concerti. Ben poco rimaneva, al di fuori di qualche tarda serata. Wurlitzer era chiuso; alle 18,30 anche New York era un deserto per i negozi, e non volevo disturbare Sacconi a casa sua. Poche volte quindi l'ho potuto vedere. Per me poi problemi non ne esistevano: infatti non avevo uno strumento celebre che avesse bisogno di particolari attenzioni. Avevo una solida viola Igino Sderci, che mi ha accompagnato in tutta la mia lunga vita, devo dire facendomi fare magnifiche figure. Ma volevo far conoscere questo strumento a Sacconi, che sapevo amico ed estimatore del mio caro Igino Sderci, e una volta lo raggiunsi nel suo atelier. Seppi allora quanto grande fosse la stima che legava reciprocamente i due Maestri e le lodi che Sacconi rivolse al mio strumento sono ancora vive in me.

Non si trattava certo di piaggeria. Sacconi era un uomo lontano da questi falsi atteggiamenti. Uomo pieno di fascino e di estrema perizia professionale, suscitava un gran senso di familiarità e di umanità, ma insieme un profondo rispetto.

L'incontro più disteso con Sacconi io l'ho avuto proprio nella casa di Igino Sderci a Firenze. Sderci era un uomo eccezionale sotto ogni punto di vista, estremamente schivo di ogni forma di esteriorità mondana, egli lavorava ed ha lavorato fino all'ultimo giorno della sua lunga esistenza con la stessa grande umiltà da apostolo.

Ricordo chiaramente le parole di grande amicizia e di reciproco sincero affetto, ma soprattutto le schive modeste parole di quegli incomparabili Maestri. Quanto era pieno di significato il rapporto fra questi due grandi protagonisti della liuteria! Fu per me un momento indimenticabile.

Fiesole, 7 giugno 1985

Tratto dal libro: «Dalla liuteria alla musica: l’opera di Simone Fernando Sacconi», presentato il 17 dicembre 1985 alla Library of Congress di Washington, D.C. (Cremona, ACLAP, prima edizione 1985, seconda edizione 1986, pag. 200 - Italian / English).