Il Maestro Sacconi
nella testimonianza del violinista
Ruggiero Ricci


Harrogate, Gran Bretagna, 7 agosto 1985


Penso di aver conosciuto Sacconi alla fine degli anni '30, quando ancora lavorava per Herrmann. Noi [musicisti, n.d.t.] andavamo sempre al negozio per ponticelli e anime e per provare violini. Sacconi era come un amico per gli artisti, specialmente i violinisti. Direi che era come un padre adottivo per tutti noi.

Conosceva tutti i violini del negozio e ci consigliava. Credo sia stato negli anni '30 che comprai uno Storioni da Herrmann. Sacconi era ancora là, e in seguito continuai ad andare da Sacconi quando ormai lavorava da Wurlitzer con tutti gli altri liutai. D'Attili, Weisshaar, e tutti i suoi allievi lavoravano in quel negozio e io vi andavo spesso, bevevo un caffè o parlavo, e provavo vari strumenti mentre lui preparava il mio.

Mi ricordo quando avevo il mio Guarneri «Camposelice» del 1734 e lo portai da Wurlitzer perché volevo che la corda del Sol fosse più potente. Sacconi mi disse: "Oh, conosco io un violino che dovresti usare! Devi provare il «Cooper Ben», che è di sopra". Alla fine, fu dietro suo consiglio che comprai il mio attuale «Cooper Ben», che scambiarono con il mio «Camposelice».

Era un buon amico e avevi sempre la sensazione di parlare con Stradivari, poiché aveva un fare molto distinto e compito. Penso che volesse veramente bene ai violinisti che andavano da lui e raccontava sempre aneddoti su di loro, come quella volta che mi raccontò di Cooper Ben. Allorché portò al negozio quello che ora è il mio violino, [«Cooper Ben», n.d.t.] disse a Sacconi in spagnolo, poiché lui era spagnolo: "La corda del Mi non è abbastanza «vittoriosa»". Sacconi conosceva parecchi di questi aneddoti.

Qualche volta sgridava gli artisti, come quella volta che vide qualcosa, come una poltiglia di colofonia, sulla mia tastiera e disse: "Cosa metti su questo violino?". Io risposi: "Niente, è solo alcool per pulire le corde", e lui disse: "NO!!!". Non si fidava mai del tutto. Non voleva che gli artisti facessero la ben che minima cosa al violino. Se lo toccavi, diceva: "Oh, hai cambiato la catena di questo violino!". Era molto acuto.

Era un amico talmente grande per i violinisti che nessuno ancora lo ha rimpiazzato. Sentivi che lui ti voleva bene e non era proprio per il negozio in sé che vi andavamo. Veramente vi andavamo perché c'era Sacconi. È per questo che sono diventati negozi famosi, non perché erano di Herrmann o di Wurlitzer, ma perché Sacconi ha segnato la loro epoca.

Harrogate, Gran Bretagna, 7 agosto 1985

Tratto dal libro: «Dalla liuteria alla musica: l’opera di Simone Fernando Sacconi», presentato il 17 dicembre 1985 alla Library of Congress di Washington, D.C. (Cremona, ACLAP, prima edizione 1985, seconda edizione 1986, pag. 238 - Italian / English).