Dall'Autobiografia di Sesto Rocchi (1909 – 1991)
Link: Sesto Rocchi
L’incontro con Simone Sacconi
Nel 1968 incontrai per la prima volta a Cremona il
Maestro Sacconi: mi era ben noto il prestigio di cui godeva nel mondo della
liuteria classica internazionale.
Ci presentammo ed egli fu molto gentile con me; il motivo della sua
venuta a Cremona consisteva in un corso di liuteria che era stato invitato a
tenere in quella città. Il programma del corso riguardava il violino e la sua costruzione, dal
legno all’acustica, al restauro ed alla vernice. Seguii con interesse molte
delle sue lezioni, poiché anche i termini che egli usava nelle descrizioni
teoriche erano espressi con semplicità, grazie alla sua maestria nelle tecniche
costruttive. In quel periodo il preside della scuola internazionale di
liuteria, prof. Cusumano, propose al maestro Sacconi di farmi visita a S. Polo
per cercare di invogliarmi a diventare insegnante della sua scuola: in effetti
quella visita ebbe luogo e facemmo una lunga conversazione su questo argomento.
Successivamente, ritornò parecchie volte a S. Polo, vide i miei lavori e
trascorremmo interi pomeriggi in discussioni sui problemi della liuteria, della
scuola, dei maestri e dell’ambiente di Cremona. Poi mi disse che doveva
ritornare a New York dalla quale sarebbe ritornato presto perché doveva
terminare di scrivere il suo libro «I 'segreti' di Stradivari». Ci lasciammo con
un arrivederci a Cremona.
Rimanemmo sempre in corrispondenza ed in una
lettera, in chiusura, mi chiese se avessi poi accettato la richiesta del
preside della scuola di liuteria per l’incarico di insegnante nella scuola di
Cremona: gli risposi di avere accettato il suo consiglio e di trovarmi già a
Cremona alla scuola.
Nel 1968 ero a New York e, naturalmente, mi recai
da Wurlitzer per vedere l’amico Sacconi: mi accolse con grande calore e mi
presentò alla signora Wurlitzer, poi mi fece visitare i vari scomparti nei
quali erano custoditi violini con diversi prezzi a seconda delle possibilità
dell’acquirente. Una volta finita questa visita, mi chiamò in disparte e mi
porse un violino e mi disse: "Ti piacerebbe?"
–
era il famoso “Hellier”, uno
strumento “mozzafiato”: mentre me lo rigiravo nelle mani con agitazione mi
porse un violino “in bianco” e mi chiese: "E di questo cosa ne dici?" Era una copia fedelissima che lui aveva costruito.
Gli chiesi quando l’avrebbe verniciato ed egli sospirò: "È tanto che ci
penso ma lo farò presto." Chiudemmo l’incontro a pranzo ed egli mi incaricò di portare i suoi
saluti al comune amico M° Mosconi, al preside della scuola e tanti altri.
Nel 1969 Sacconi tornò a Cremona per mettere a punto il suo libro con il
prof. Puerari. In quel periodo ero impegnato alla scuola di liuteria e fu per
me una buona occasione per poterlo frequentare: come al solito eravamo tutti
ospiti dell’hotel «Impero» e questa coincidenza ci diede l’opportunità di
incontrarci a pranzo e cena e sempre la minestra era condita con argomenti
liutari.
Il lavoro del libro gli richiedeva molto tempo e
concentrazione e, abituato com’era al suo lavoro di liutaio, si sentiva
stroncare dalle continue riunioni che era costretto a fare per mettere a punto
il suo libro. Ciononostante, continuò a dedicarvisi per il bene della liuteria.
Forse affaticato da questo lavoro mentale o dalla diversità del clima, fu
costretto ad un ricovero ospedaliero: in una delle mie visite in ospedale lo
trovai molto preoccupato. Era in un momento di particolare tristezza; mi si
avvicinò e mi disse: "Caro Rocchi, mi piacerebbe tanto morire a
Cremona…" In quelle poche parole c’era tutta la sua vita dedicata alla liuteria e
forse, se il destino lo avesse esaudito, la sua anima sarebbe rimasta a
Cremona, città che tanto amava. Questo fu il mio ultimo incontro con un grande maestro.
Testimonianza tratta dal libro: «Sesto Rocchi. Una vita per la liuteria» a cura di G. Boretti. Cremonabooks, 2009.
Violino San Polo 1969
Immagine tratta da:
http://www.violin.vc/7621.htm