Il Maestro Sacconi
nella testimonianza del violinista
Uto Ughi


Venezia, 17 febbraio 1985


È con vivo interesse che collaboro a questa pubblicazione dell'Aclap tesa a riproporre, a dodici anni dalla scomparsa (la testimonianza è del 1985, n.d.r.), la figura e l'opera di uno dei più grandi maestri della liuteria moderna: Simone Fernando Sacconi, un grande liutaio e un grande restauratore, cui va innanzitutto il merito della riscoperta di quella prestigiosa tradizione liutaria classica cremonese che ha in Amati, in Stradivari e in Guarneri del Gesù la propria fonte di ispirazione originaria.

Ho incontrato Sacconi una prima volta in Italia, a Venezia, e successivamente l'ho rivisto a New York, da Wurlitzer. Ne ho tratto l'impressione di una competenza infinita e di un'esperienza enorme, non disgiunte da una sorprendente carica di simpatia e di umanità. Oltre che di violino, era appassionato di musica e si interessava alla carriera dei violinisti. Essendo un grande liutaio, gli interessava moltissimo il violinista, l'approccio che questi aveva con lo strumento. Gli piaceva parlare delle diverse scuole, dei diversi approcci di tonalità. Mi parlava delle differenti caratteristiche del suono Guarneri e del suono Stradivari, del fatto che vi sono violinisti più adatti al Guarneri e violinisti più adatti allo Stradivari; opinione che condivido in senso generale, anche se personalmente mi trovo bene sia con l'uno che con l'altro.

Ho avuto modo di mostrargli il mio Stradivari, che lui ha trovato molto buono e ha molto apprezzato, anche se, per ragioni di tempo, non gli è stato possibile fare un réglage completo.

Farei torto a Sacconi se non riferissi della grande stima e dell'altissima considerazione che si avevano di lui nell'ambiente musicale. Era conosciuto da tutti, da Menuhin a Stern, a Francescatti, Brengola, Gulli, Accardo, Zukerman, Perlman, ecc. e da tutti era ritenuto il grande luminare, il grande professionista sia nel restauro che nella montatura degli strumenti antichi. Proverbiale era la sua capacità di riparare, riportandoli a nuova vita, grandi capolavori del passato, con una abilità manuale straordinaria che era frutto sia della sua enorme esperienza che della sua eccezionale sensibilità e del suo grande amore per la creatività del proprio lavoro.

E riproporre oggi la figura di Sacconi credo equivalga innanzitutto a riproporre, nel contesto della nostra moderna società industriale, il valore centrale della creatività del lavoro, valore che ritengo debba accomunare tanto l'opera del liutaio quanto l'arte del violinista.

Venezia, 17 febbraio 1985

Tratto dal libro: «Dalla liuteria alla musica: l’opera di Simone Fernando Sacconi», presentato il 17 dicembre 1985 alla Library of Congress di Washington, DC (Cremona, ACLAP, prima edizione 1985, seconda edizione 1986, pag. 266 - Italian / English).