Simone Fernando Sacconi:
un artista rinascimentale al servizio
dell'arte liutaria mondiale

A 50 anni dalla sua scomparsa
un momento di riflessione per ripercorrere
la storia e l'arte del grande Maestro

di Maria Cira Vitiello

Milano, 6 giugno 2023

Ricorre il prossimo 26 giugno il 50° anniversario della scomparsa del grande liutaio, restauratore di strumenti antichi, ricercatore ed esperto Simone Fernando Sacconi (Roma, 30 maggio 1895 / Point Lookout, Long Island, NY, 26 giugno 1973), uno dei massimi esponenti della liuteria del Novecento.

Per onorare la memoria del Maestro è parso appropriato proporre in una nuova pubblicazione a lui dedicata, «Simone Fernando Sacconi. Liutaio, restauratore ed esperto fra i massimi del Novecento», oltre a numerosi nuovi contributi e aggiornamenti, alcuni brani, documenti e fotografie tratti dal libro in italiano-inglese «Dalla liuteria alla musica: l’opera di Simone Fernando Sacconi», dato alle stampe dall’Aclap di Cremona nel 1985 e presentato il 17 dicembre dello stesso anno alla Library of Congress di Washington, DC. In quella corposa pubblicazione internazionale, ideata e promossa dai maestri liutai Francesco Bissolotti e Wanna Zambelli di Cremona, si sono raccolte le testimonianze di tanti che nel mondo – grandi liutai, restauratori, esperti, famosi musicisti, collezionisti e studiosi – hanno conosciuto o lavorato con Sacconi.

Un liutaio non è semplicemente un artigiano-artista, ma anche un uomo di scienza intriso di saggezza e di filosofia. Simone Fernando Sacconi è stato questo per un’intera generazione di musicisti e artigiani, un grande maestro rinascimentale che ha insegnato la sua arte con passione e dedizione, amando ogni suo strumento (costruito o restaurato) come se fosse una storia d’amore a sé stante.

Il 50° anniversario della sua morte sarà un’occasione speciale per ripercorrere la sua arte e il suo genio, che hanno travalicato i confini dell'Italia e dell'Europa contagiando i liutai di tutto il mondo.

La mera applicazione delle leggi della fisica acustica non permette di costruire violini: l’esperienza è imprescindibile nella creazione di un buon strumento, in cui le rigide regole da rispettare vanno di pari passo alle tante eccezioni e variabili che emergono in fase di creazione. Il lavoro di Sacconi nasce da questa consapevolezza, dalla piena valorizzazione della tradizione liutaria cremonese, nel solco tracciato dal sommo Stradivari, muovendosi verso lo sviluppo di una moderna liuteria artigianale di qualità, fedele ai canoni della scuola classica e tutta protesa alla sperimentazione tecnica dal vivo del rapporto diretto fra liutaio costruttore e grande interprete musicale.

Sacconi ha scavato in fondo alla storia dell’arte liutaria classica muovendosi costantemente alla ricerca di sostanze naturali, di resine introvabili, in continua sperimentazione: i suoi studi hanno portato così, fra tanto altro, alla ricostruzione del metodo costruttivo di Stradivari e alla preparazione di una nuova vernice molto simile a quella del grande liutaio. Le ricerche condotte, le spiegazioni di fatti particolarissimi o apparentemente insignificanti hanno dimostrato che, dopo Stradivari, l’arte liutaria si è andata complicando a discapito della qualità, con la sostituzione di procedimenti e sostanze che originariamente erano semplici e naturali con qualcosa di artificioso e a volte seriale. Sono quella semplicità e quella qualità che Sacconi, nella vastità delle sue conoscenze ed esperienze, ha voluto recuperare.

La sua qualità artistica lo aveva reso un mito tra i liutai e i musicisti. Secondo quanto riporta il collega restauratore Hans Weisshaar, Sacconi aveva una destrezza stupefacente in tutte le fasi dell’intaglio del legno, tanto da collocarlo fra i migliori mai esistiti. Sapeva ritoccare come un pittore e, soprattutto, conosceva a fondo i grandi liutai classici italiani dei secoli XVI, XVII e XVIII e aveva gradualmente acquisito un vasto sapere generale e un gusto raffinato. Weisshaar conclude: Mi è stato chiesto in che modo Sacconi abbia influenzato il mio lavoro. La risposta è: "In tutti i modi." Mi ha aiutato a capire e ad apprezzare la grande tradizione classica italiana.

Lo studio dettagliato dei due terzi dell’opera di Stradivari ha permesso a Sacconi di scrivere il testo che ancora oggi rappresenta un riferimento fondamentale: «I ‘segreti’ di Stradivari»

Come afferma il grande esperto inglese Charles Beare, «I 'segreti' di Stradivari» è stato l'ultimo regalo che Fernando Sacconi ha fatto alla sua professione, un resoconto dettagliato di come Stradivari costruiva i suoi impareggiabili strumenti, ed è diventato quasi una bibbia. Il metodo ivi descritto è, io credo, certamente quello di Stradivari e quasi certamente il migliore, ma Sacconi si sarebbe dispiaciuto per quelli che lo seguono ciecamente presumendo che il loro risultato sia inevitabilmente buono. Egli ha raggiunto il suo alto livello ed è diventato il grande personaggio che era mettendo in dubbio tutto, seguendo il proprio istinto e decidendo con la propria testa, ricercando sempre un modo migliore per fare le cose e un risultato migliore. Antonio Stradivari stesso difficilmente può essere stato diverso.

Come testimonia il grande violinista Henryk SzeryngSacconi è stato una personalità importante perché ha saputo stimolare lo sviluppo della liuteria contemporanea, e ne ha dato lui stesso degli esempi bellissimi, ma ha anche saputo trasmettere l'amore per i grandi del passato, ha saputo anche insegnare a tantissimi giovani violinisti che Guarneri, Stradivari, Bergonzi, Amati e tutti quanti devono essere ammirati, devono essere amati non soltanto come grandi liutai ma anche come manifestazione del genio umano, come prodotto di una grande civiltà. E sappiamo che per essere liutaio si deve essere artista, si deve essere anche uomo di scienza, di saggezza, di filosofia; sappiamo che applicando soltanto le leggi di fisica acustica non si costruiscono dei violini, che anche l'aspetto empirico è importante e che le regole esistono e naturalmente devono essere rispettate, ma che le eccezioni, le variabili sono tante. In questo senso e su questi temi Fernando Sacconi ha svolto negli Stati Uniti un'opera che io definirei apostolica; ha sviluppato il senso della qualità del suono e della sua facoltà di arrivare ai punti più lontani; raccomandava che ciascuno cercasse la possibilità di un suono grande, di un suono ampio, ma è sempre stato contro la forza, che naturalmente obbliga il violino a suonare con minore chiarezza.

Per il violinista Isaac Stern: Lo straordinario affetto per gli strumenti, la comprensione per gli artisti con cui era amico hanno fatto di Fernando Sacconi un individuo unico e l’hanno fatto considerare dai professionisti di tutto il mondo l’uomo numero uno a cui rivolgersi per un giudizio finale. Creò il metro col quale tutti gli altri furono misurati, e ci sono moltissimi liutai e violinisti che debbono le loro carriere e le loro conoscenze alla sua generosità.

E il violinista Salvatore Accardo ricorda: Sacconi era l’oracolo per noi violinisti. Quando ci si incontrava tra colleghi e ci si chiedeva questo violino cos’è, cosa non è, la prima domanda era: “Sacconi l’ha visto? Cosa dice Sacconi?” Lui era l’ultima parola, era il vangelo, e non solo per noi, ma anche per tutti i suoi colleghi, e questo è anche più importante, perché di colleghi straordinari ce ne sono, però per tutti loro – soprattutto quando si parlava di Stradivari – era Sacconi che aveva l’ultima parola; c’era quindi questa enorme considerazione, veramente enorme; sia tra i miei che fra i suoi colleghi era un po’ una specie di mito, Sacconi era un mito.

Sempre nel libro «Dalla liuteria alla musica...», il violinista Uto Ughi afferma: Farei torto a Sacconi se non riferissi della grande stima e dell'altissima considerazione che si avevano di lui nell'ambiente musicale. Era conosciuto da tutti, da Menuhin a Stern, Francescatti, Brengola, Gulli, Accardo, Zukerman, Perlman, ecc. e da tutti era ritenuto il grande luminare, il grande professionista sia nel restauro che nella montatura degli strumenti antichi. Proverbiale era la sua capacità di riparare, riportandoli a nuova vita, grandi capolavori del passato, con una abilità manuale straordinaria che era frutto sia della sua enorme esperienza che della sua eccezionale sensibilità e del suo grande amore per la creatività del proprio lavoro.

Nello stesso libro, il liutaio cremonese Francesco Bissolotti ricorda: Sacconi è stato per me una figura determinante. Mi ha trasmesso un bagaglio di esperienze e di conoscenze che in altro modo e per altra via non avrei mai potuto conquistarmi; ed è stato non soltanto un maestro, ma innanzitutto un grande amico, un uomo retto, generoso sino all’eccesso, fiducioso nelle capacità e nelle potenzialità di ognuno. Pur essendo un grande, ed avendone consapevolezza, tuttavia, nei giudizi che mi confidava sui suoi allievi, non l’ho mai sentito criticare o biasimare qualcuno, anzi tendeva sempre a mettere in risalto anche le più piccole doti. Ha vissuto interamente per il suo lavoro, con una passione e un entusiasmo ch’erano tutt’uno con il suo amore smisurato per la vita, per la creazione, per la ricerca. La liuteria, anziché ragione di prestigio o di guadagno, è stata per lui, semplicemente, un atto d’amore.

Il liutaio e restauratore americano Carlos Arcieri confida: Ho una fotografia di Sacconi nella mia bottega, appesa dietro di me mentre lavoro. Lo chiamo il mio angelo protettore; lo so che sembra sciocco, ma io ho come delle conversazioni con lui, specialmente quando sono in difficoltà e gli dico qual è il mio problema. In qualche modo sento che, con lui là, posso risolvere meglio il problema: è come avere una spalla su cui appoggiarsi. Se qualcosa va storto, mi giro e do la colpa a lui, poi penso a cosa lui avrebbe fatto in una situazione simile.

Il Maestro amava i suoi strumenti. La sua allieva cremonese Wanna Zambelli racconta: Ero affascinata dal suo grande amore per gli strumenti antichi. Li amava più di qualsiasi altra cosa; quando li prendeva in mano sembrava quasi che li accarezzasse, eppure li maneggiava normalmente, anche con una certa forza. Parlava degli strumenti chiamandoli per nome, come se fossero persone, e ne ricordava tutti i particolari, aveva una memoria incredibile. Diceva che avrebbe voluto scrivere un libro anche sul restauro, nel quale spiegare tutte le sue tecniche perfezionate per anni presso la Casa Herrmann e poi da Wurlitzer (grandi case di restauro a New York); purtroppo, non ne ha avuto il tempo.

La maestria che caratterizza la mano di Sacconi è un vero riferimento per ricordare alla nostra moderna società industriale il valore centrale della creatività del lavoro: lo studio dei grandi maestri classici italiani gli ha insegnato la purezza e la semplicità dell’arte liutaria a cui ha accostato le sue abilità sopraffine di artigiano e artista, portando il livello della liuteria mondiale verso un salto di qualità.

IL NUOVO LIBRO

Per onorare la memoria del Maestro, in occasione del 50° anniversario della sua morte uscirà a fine giugno 2023, a cura dei liutai Wanna Zambelli e Marco Vinicio Bissolotti di Cremona (figlio di Francesco e che ha conosciuto Sacconi nella bottega del padre), un nuovo libro a lui dedicato: «Simone Fernando Sacconi. Liutaio, restauratore ed esperto fra i massimi del Novecento» (rilegato, copertina in cartonato plastificata opaca, pagine 160 con 52 fotografie a colori e in bianco e nero).

Il libro verrà presentato ufficialmente domenica 25 giugno 2023, alle ore 10, nella Sala Fiorini del Museo del Violino di Cremona. Introdurrà il maestro liutaio Fausto Cacciatori, curatore delle raccolte del Museo. Ai partecipanti alla presentazione, con ingresso libero, verrà fatto omaggio di una copia del libro.

Aggiornamento 13.06.2023: 
Per la prevista alta affluenza, la presentazione del libro "Simone Fernando Sacconi. Liutaio, restauratore ed esperto fra i massimi del Novecento", in programma per domenica 25 giugno, ore 10, nella Sala Fiorini del Museo del Violino di Cremona è spostata, stesso orario, nell'Auditorium "Giovanni Arvedi" del Museo. Ingresso libero, fino ad esaurimento dei posti disponibili. Ai partecipanti verrà omaggiata una copia del libro.

Seguirà, alle ore 12 nell'Auditorium «Giovanni Arvedi» dello stesso Museo, un recital solistico del violinista Gian Andrea Guerra con il violino Sacconi 1941.

PROGRAMMA CELEBRAZIONI
«UNA VITA PER STRADIVARI» - MUSEO DEL VIOLINO, CREMONA, 24 E 25 GIUGNO 2023

Leggi qui il Programma completo delle manifestazioni in onore del Maestro Sacconi: Simone Fernando Sacconi